ALAGNA E LE SUE ORIGINI

  

Il toponimo "Alagna", per indicare un insieme di insediamenti abitativi stabili ai piedi del Monte Rosa, compare in epoca piuttosto tarda, verso il 1500 ca. Agli inizi della sua storia non esisteva un singolo nucleo abitato, ma un insieme di borgate, dipendenti dalla Comunità di Pietre Gemelle. Prima dell'arrivo dei coloni walser, agli inizi del XII secolo è questo l'ultimo villaggio della Valgrande del Sesia che risulta essere stabilmente abitato. La più antica attestazione della sua esistenza si rileva da un documento dell'Archivio Civico di Vercelli (Codice Biscioni), contenente il giuramento di cittadinanza vercellese prestato dagli uomini della Valsesia nell’anno 1217: in esso compare "Guidetus filius Johannis de Petris Zumellis", quale unico rappresentante di Pietre Gemelle, tra i 612 Valsesiani menzionati nell’atto.

Ai tempi della comunità di Pietre Gemelle, l’attuale territorio di Alagna era occupato da quattro grandi alpeggi, corrispondenti alle quattro valli principali poste alla testata della Valgrande, e precisamente: l'alpe di Otro, l'alpe Alagna, l'alpe Bors e l’alpe Mud.

 L'alpeggio di Otro compare già in due diplomi dell’imperatore Corrado il Salico (Costanza 1025, Aquisgrana 1028), in cui esso viene donato al vescovo Pietro di Novara, insieme ad altri beni facenti parte dei possedimenti dei conti Riccardo e Uberto, antenati dei Biandrate. Nel 1083 viene però menzionato come "mercede" che il conte Guido di Biandrate ha elargito all'Abbazia di Cluny, rivelando il suo passaggio dal vescovado di Novara al casato dei Biandrate.

La valle parallela a quella di Otro, l'alpe Alagna (oggi Olen), si estendeva dai prati delle Piane ai pascoli di Stofful e Pianalunga, comprendendo anche la borgata ai piedi della valle, o Pe’ d'Alagna (nominata in un documento del 1442): essa apparteneva al monastero di S.Nazaro di Biandrate, che vi esercitò diritti dal XII al XVI secolo. Le sue vicende seguirono da vicino le sorti del monastero, strettamente legato al castello dei Biandrate, dal quale uscivano solitamente gli abati.

 La terza valle, dell'alpe Bors e Arvia, separata dalla precedente dalla Bocchetta delle Pisse, apparteneva interamente alla famiglia dei Biandrate e comprendeva il territorio dal Col d'Olen al Turlo.

 Infine l'ultima valle, dell'alpe Mud o Motis, o Moyt, alla sinistra orografica del Sesia, conobbe vari passaggi di proprietà. Nel 1025 fu donata, insieme ad Otro, da Corrado il Salico al Vescovo di Novara. Agli inizi del XII secolo apparteneva alla Chiesa di San Giulio d’Orta, poi fu ceduta al priore della Chiesa di San Pietro di Castelletto. Nel 1249 i conti di Biandrate soppressero il monastero e ne incamerarono i possedimenti.

Come si può notare, anche nello sviluppo delle vicende storiche legate agli alpeggi di Alagna, determinante fu l’influenza dei monasteri che, in epoca medievale, contribuirono notevolmente alla colonizzazione delle regioni alpine e all’opera di bonifica dei pascoli di montagna.

Al tempo stesso si faceva sentire la presenza dei signori feudali, come i Biandrate, che (soprattutto dopo l’epilogo sfavorevole della battaglia della Lega dei Comuni Lombardi contro il Barbarossa, loro alleato) tendevano ad abbandonare le località di pianura, dove la loro potenza stava declinando, per rifugiarsi nelle zone alpine, dando così impulso ai commerci transalpini e favorendo l’insediamento di coloni walser in luoghi ancora spopolati.

 Nel processo di trasformazione dell’economia medioevale verso un rinato interesse per le coltivazioni agricole e la pastorizia si possono inserire le grandi migrazioni delle popolazioni tedesche, composte da individui abituati alle più dure difficoltà climatiche ed ambientali, esperti nella bonifica delle paludi e nello sfruttamento dei territori d’alta quota.

E’ questo il clima in cui vennero ad insediarsi i coloni walser nel territorio alagnese (seconda metà del XIII secolo).

 Nell’ambito delle lotte tra gli antichi feudatari e i Comuni di Novara e di Vercelli per l’egemonia sul suolo valsesiano, importante appare il trattato inedito, risalente al 1259, tra il Comune di Novara e i fratelli Gotofredo e Ruffino di Biandrate, con cui si ordinava ai Valsesiani di pagare i fitti e i diritti spettanti ai signori feudali (1) . Tale obbligo non verrà però rispettato dagli abitanti, in nome di quei principi di autonomia e di indipendenza che hanno sempre caratterizzato la storia valsesiana; infatti nel 1270 si ribadirà tale impostazione del trattato di Brusson, stretto tra Ibletto di Challant-Aosta, alleato di Gotofredo, e gli ambasciatori della Valle. In tale documento si fa riferimento alle alpi dei Biandrate situate nel territorio alagnese, indicando altresì la presenza di una via d’alta quota percorribile attorno al Monte Rosa. Nel trattato non si accenna ancora all’esistenza di un insediamento walser negli alpeggi alagnesi della famiglia dei Biandrate, fatto che porta a pensare ad una data più vicina al 1285 che al 1270 per la nascita di Alagna come colonia Alemanna (2).

Lentamente, dunque, tra la fine del ‘200 e gli inizi del ‘300, gli antichi pascoli appartenenti ai monasteri, in particolare le stazioni di fondovalle (Pe’ d’alpe), si trasformarono in stabili villaggi walser. La testimonianza più antica ad essi relativa è del 1302 (3): un colono di Pedemonte "Anrigeto alemanno di Apud Mot" costituisce, secondo il diritto vallesano, la dote della propria figlia, con l’obbligo per il genero Pietro Gualcio di partecipare alla conduzione dell’azienda agricolo-pastorale della famiglia. In una testimonianza di poco successiva, del 1319 (4), Giacomo, figlio di Anrigeto Ursus, cede i diritti di affitto ereditario su di un appezzamento a Pedemonte, sotto il Dosso dei Larici, ai fratelli Zanino e Nicolino della Borca di Macugnaga. Ciò porterebbe a concludere, con una certa sicurezza, che i primi coloni stanziati a Pedemonte fossero qui giunti da Macugnaga, intorno al 1300.

I consorti di Pedemonte possedevano terreni anche a Pé d’Alagna (oggi Pedelegno), in quanto nel 1328 Pietro Enrigone di Pedemonte e la madre vendono ad Antonio Enrigone, zio di Pietro, un appezzamento confinante con Anrigeto Ursus (5).

Altri gruppi di coloni si possono attestare a Goreto (a partire dal 1350), Piane, (1354), Rusa (1389), Merletti (1413), Oro (Ekku, 1414) Bonda (1417), Montella (1438); tutti nuclei composti da membri riconducibili ad un solo casato, secondo l’uso degli stanziamenti walser.

Per quanto riguarda Reale di Pé d’Alagna, la testimonianza più antica risale al 1321 (6) e informa che il suo primo abitante era Zanino, discendente dai Gualcio di Verdobbia, quindi proveniente da Gressoney (7) .

Com’è noto, fino al 1325 la Comunità di Pietre Gemelle dipendeva dalla parrochia di Scopa; nel distacco da quest’ultima fu determinante l’arrivo dei Walser, con il conseguente aumento della popolazione e la crescente difficoltà per raggiungere una località così lontana. Si creò così una parrocchia autonoma (intitolata a San Michele), finché, nel 1475 (8), avvenne anche la separazione di Pé d’Alagna dall’attuale abitato di Riva (9). Era infatti fonte di disagio, per i Titschi alagnesi, non poter intendersi con rappresentanti del clero di lingua non tedesca; inoltre persisteva il problema di raggiungere, durante la stagione invernale, la parrocchia di S. Michele, dato che il cammino veniva ostacolato dalla caduta di valanghe e da copiose nevicate.

 All’atto della sua costituzione, la chiesa di S. Giovanni raccoglieva le varie borgate sparse intorno a Pedemonte e Pé d’Alagna, aggregate a Pietre Gemelle e non riconducibili ancora ad un singolo nucleo. Sarà solo agli inizi del ‘500 (quando anche Otro e Pé d’Otro entreranno a farne parte) che si inizierà a parlare della parrocchia "di San Giovanni Battista di Pè d’Alagna" e gradatamente il toponimo Alagna ("ds Land", nel dialetto locale) comincierà a farsi strada per designare la località da cui è nato l’odierno Comune.

Note:

  1. Archivio Bianchetti.
  2. Ibidem.
  3. Collezione Carestia.
  4. Ibidem.
  5. Ib.
  6. Ib.
  7. E’ significativo rilevare come la frazione Reale riunisca nel suo primitivo nucleo le famiglie walser immigrate dai due diversi versanti del Rosa: Zermatt, attraverso la val d’Ayas e Gressoney, e da Saas, attraverso Macugnaga.
  8. Collezione Carestia.
  9. Tranne Otro e Pé d’Otro (l’attuale Resiga) che rimarranno ancora un territorio a sé stante, più in rapporto con Gressoney e la sua colonia della Val Vogna.

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Bibliografia

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