LE ORIGINI DEGLI INSEDIAMENTI WALSER

 

In passato le montagne non furono ritenute abitabili oltre certi limiti e furono rese praticabili solo per necessità militari.

"Infames frigoribus Alpes", così lo storico romano Tacito si esprimeva nei confronti delle Alpi, considerandole un ostacolo al commercio ed al passaggio degli eserciti.

Le zone alpine popolate al tempo dei Romani non superavano i 1000 metri di quota e si ritiene, in mancanza di una rigorosa documentazione, che l’uomo, fino al basso medioevo, non viveva stabilmente nel mondo alpino. I territori elevati erano sfruttati come pascoli estivi e nella fantasia popolare medioevale erano considerati luoghi popolati da creature misteriose, belve e demoni. I primi abitanti di alte quote furono i religiosi, monaci ed eremiti, le Abbazie di Desentis, a 1150 m. e di Mustair a 1250, nelle Alpi Retiche, furono i primi insediamenti umani, al di sopra del limite delle dimore permanenti, anche se non è facile stabilire se fossero tali o solo dimore estive.

Disentis (deserto), alle sorgenti del Reno, fu fondato da anacoreti nel VII/VIII secolo; l'abbazia di Mustair fu fondata da Carlo Magno. Da allora, i monasteri alpini, dotati di terre e diritti, saranno uno strumento nelle mani degli Imperatori d'occidente; lo sfruttamento del terreno sarà iniziativa dei monaci che esercitarono una influenza profonda sulla civilizzazione delle Alpi.

Le prime popolazioni rurali che si dedicarono allo sfruttamento di terre incolte, al di sopra di mille metri, furono gli Alemanni. Gli Alemanni fanno parte della grande famiglia degli Svevi e discendono dai Sennoni, considerati da Tacito per le loro usanze "nobilissimi fra tutti gli Svevi". Essi vivevano in piccoli gruppi, lontano dalle città, soggetti a continui spostamenti che erano tipici delle popolazioni germaniche.

Alcuni ritrovamenti archeologici indicano, a partire dalla metà del V secolo, una colonizzazione alemanna di tipo stabile nei territori compresi tra l'alto Reno e le sorgenti del Danubio; nel secolo VI la loro penetrazione si dirigerà a sud del Reno; questi spostamenti continueranno nei secoli successivi.

Intorno all'800 risultano abitate dagli Alemanni le valli del Reno Sangallese, le montagne dell'Appenzell, la valle di Glarona, le zone dei laghi di Zurigo e di Lucerna, la valle dell'Aar.

Nel VIII - IX secolo le migrazioni degli Alemanni avevano raggiunto la valle dell'Hasli, nell'Oberland Bernese; in seguito la loro marcia verso Sud è ostacolata dalle grandi foreste e dalle "Infames Alpes".

Non conosciamo l'epoca in cui i primi gruppi di Alemanni popolarono l'alta Valle del Rodano, quasi sicuramente prima del Mille, se teniamo conto dei risultati delle ricerche linguistiche e toponomastiche. È comunque il primo vero tentativo del contadino di insediarsi stabilmente in montagna a circa 1500 metri sul livello del mare.

La testata del Vallese - il Goms (conca) - è una vallata pianeggiante tra il Viesch ed il ghiacciaio del Rodano.

Qui, nell'Alto Vallese, inizia la colonizzazione delle alte quote, la conquista della montagna da parte del contadino medioevale nel periodo in cui tutti aspettavano la fine del mondo.

Le esperienze precedenti nell'Alta Valle del Rodano furono senz'altro di aiuto ai nuovi colonizzatori, che qui dovettero affrontare nuovi problemi di adattamento, il clima rigido, le valanghe e la necessità di realizzare una autosufficienza agricola.

L'allevamento del bestiame, unica risorsa possibile, richiese opere di disboscamento, la costruzione di baite, strade, trasformazione di boschi in pascoli; tutto ciò richiese l'invenzione di tecniche, di strumenti di lavoro da adattare all'ambiente.

Il risultato ottenuto permise una forma di agricoltura e di sopravvivenza dell'uomo ad alte quote e la scoperta di mezzi sconosciuti per una pacifica conquista della montagna.

Intanto, con il trascorrere del tempo, i contadini aumentano di numero: così molti si trasferiranno e porteranno la loro esperienza in altre vallate, sempre più alte, dove nessuno aveva cercato di crearsi una residenza stabile e tecniche di lavoro che consentiranno una forma di sopravvivenza per l'anno intero.

Tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo il Vallese subì una profonda trasformazione della sua organizzazione feudale. Dopo la battaglia di Legnano, nel 1176, inizia il declino della nobiltà di campagna, piemontese e lombarda, che si era alleata con Federico Barbarossa contro i Comuni.

Dopo la pace di Costanza del 1183 molti nobili abbandonarono i feudi di pianura, passati ai Comuni, e si trasferirono nelle proprietà alpine.

Il Vallese era una Signoria del Vescovo di Sion, che l'aveva avuta in donazione da Rodolfo III nel 999.

Il principato vescovile però incontrava notevoli difficoltà per le pressioni esercitate dalle famiglie confinanti; un equilibrio venne raggiunto con l'alleanza tra il Vescovo di Sion e le famiglie nobili immigrate dal Piemonte e dalla Lombardia: i Castello, gli Aosta, i Biandrate, gli Ornavasso, i Rondissone, intorno al 1200.

Furono questi profughi italiani, il cui potere si estese sull'Alto Vallese, ad incrementare commerci, a fondare ospizi, beneficiare chiese e conventi, ad essere determinanti nello sviluppo economico e sociale.

Inoltre ebbero anche il merito della fondazione di colonie ad alta quota sui due versanti delle Alpi in quanto le località come il Binn, il Sempione, Saas e Zermatt erano ancora poco abitate.

Le famiglie nobili che ci interessano più da vicino sono i Castello e i Biandrate. I Castello dominavano alcuni territori del Vallese come Visp, le valli di St. Niklaus a Saas ed i suoi territori confinano con la Valle Anzasca; inoltre possiedono alcuni feudi nell'Alto Rodano.

I Biandrate, oltre a governare alcuni feudi nel Vallese (zona di Visp nell'Alto Rodano); sono signori della Valsesia e sono legati agli Challant di Aosta dai quali ricevono nel 1249 l'autorizzazione allo sfruttamento di alcuni pascoli nella valle di Gressoney.

Nella seconda metà del '200 Gotofredo di Biandrate sposa Aldisia, figlia di Pietro del Castello; i Biandrate diventano così la famiglia più ricca e potente dell' Alto Vallese attraverso il possesso delle signorie del Sempione, Visp e Goms oltre ai possedimenti valsesiani

La maggior parte degli insediamenti Walser, a sud delle Alpi, si trova all'estremo limite delle valli, in zona che erano state sfruttate come alpeggi, noti da molto tempo. Le colonie degli Alemanni, quando vi si insediarono, mantennero il nome esistente dell'alpe: vedi Gressoney - Macugnaga – Rimella - Alagna.

Questi alpeggi, nella zona del Monte Rosa, appartenevano in gran parte ai monasteri che svolsero un ruolo importante nella bonifica della montagna.

In Valsesia, ad esempio, le zone alpine dei pascoli erano proprietà di questi monasteri: S. Nazaro di Biandrate ad Alagna, S. Pietro di Castelletto ad Alagna ed a Rima, S. Giulio d'Orta ad Alagna ed a Rimella, S. Graciniano di Arona a Campello. Alcuni sono beni provenienti da una donazione di Guido di Biandrate all'abbazia di Cluny nel 1083.

L'insediamento delle popolazioni Walser negli alpeggi indica l'interesse dei monaci verso uno sfruttamento più redditizio e dall'altra parte un interesse politico a salvaguardare, con contratti, diritti di proprietà resi difficili dai fermenti delle lotte comunali.

ritorna a Storia    (BACK)

Bibliografia

PAG-INI.jpg (21966 byte)